Il 15 gennaio, il numero 3608 di Topolino è uscito con una novità speciale: in omaggio alla Giornata delle Lingue Locali, la prima storia (Zio Paperone e il PdP 6000) è stata tradotta in quattro lingue regionali, distribuite nei rispettivi territori: il toscano nella varietà fiorentina, il campano in quella napoletana, il lombardo in quella milanese e il siciliano in quella catanese. Cosa ne pensiamo in merito?
Anzitutto, questa iniziativa dimostra che i cosiddetti dialetti possono vivere anche al di fuori della sfera folcloristica, liberi dai pregiudizi che li considerano “poco seri”, inadeguati per i media moderni, al limite di una curiosità da museo o addirittura simbolo di ignoranza.
La versione catanese, curata dal linguista Salvatore Menza, è senza dubbio un lavoro apprezzabile per espressività e adattamento. Detto ciò, ci sono alcune incoerenze che vale la pena segnalare. Per esempio,
- Gli accenti circonflessi, ben utilizzati nelle contrazioni (ntâ, pû), non sono rispettati ovunque (v’u nzunnati invece del più coerente vû nzunnati).
- Qualche incoerenza nella trascrizione del fenomeno di sonorizzazione (dilinguenti è un’eccezione rispetto a tranquillu e prontu).
- Alcuni italianismi evitabili, come succo invece di sucu.
Inoltre, la scelta di trascrivere peculiarità fonetiche proprie del parlato (come il raddoppiamento fonosintattico, il rotacismo e l’assimilazione) ci lascia qualche dubbio in un contesto scritto. Esempi come chi ssucceri o non zi nn’â pparrari possono alimentare una percezione macchiettistica del siciliano. Anche la gestione del raddoppiamento non è sempre coerente, alternando l’uso di trattini (cchjù-ddhanni) a omissioni (ppi gghjiri).
Pur comprendendo l’intento di rappresentare fedelmente la pronuncia locale, pensiamo che una grafia sovralocale e coerente possa essere una scelta più efficace. Questo approccio non solo aiuterebbe a superare stereotipi, ma promuoverebbe anche un’identità linguistica più inclusiva e condivisa, facilitando la diffusione e l’accettazione della lingua. Un esempio concreto di proposta ortografica che segue questi principi è quella sviluppata dalla nostra associazione, risultato di un lavoro continuo che dura ormai da otto anni. Per chi volesse approfondire, è possibile consultarla a questo link.
Non è nostra intenzione criticare, ma piuttosto avviare un dialogo costruttivo. L’obiettivo comune dovrebbe essere la normalizzazione delle pubblicazioni in siciliano (e in altre lingue minoritarie), con il giusto riconoscimento e supporto istituzionale.
In conclusione, tradurre in siciliano non è semplice, soprattutto in mancanza di un insegnamento formale e di una moderna cultura letteraria consolidata. È per questo che i progetti di traduzione danno il meglio quando svolti in squadra. Da parte nostra, siamo pronti a collaborare in futuri lavori, per contribuire a valorizzare al meglio la nostra lingua. Speriamo di vedere sempre più iniziative come questa, che valorizzano e danno visibilità alla ricchezza linguistica del nostro Paese.